Maria Luisa Montanari e
Renzo Righi
Correggio (RE)
Note dell'autore:
“Per comprendere l’importante ricchezza storica e didattica dell’orologio in oggetto occorre fare una brevissima digressione sull’evoluzione della misura oraria tra il XVIII e il XIX secolo.
Nel ‘700 il modo di misurare il tempo in quasi tutto il territorio italiano faceva riferimento ad un giorno di 24 ore definito come l’intervallo fra due successivi tramonti del Sole, il sistema orario fu denominato “Italico o all’Italiana”, dove, così definito, l’ora “zero” variava giornalmente sia da luogo a luogo che con il passare delle stagioni.
In alcune zone il cambiamento di data slittava al momento dell’Ave Maria, cioè mezz’ora dopo il tramonto. In particolare nelle zone della Sicilia orientale si trovano importanti testimonianze gnomoniche che testimoniano l’uso di questa variante del sistema italico. Nell’interessante pubblicazione “Su alcune misure di tempo degli Iblei” curata da Giovanni Bellina di Ragusa, apprendiamo come fosse radicato sul territorio il sistema all’Ave Maria e come a questo fossero vincolati particolari momenti del giorno segnalati dal suono delle campane, dove il computo dei rintocchi rappresentava non solo il termine della giornata (ore 24 all’istante dell’Ave Maria), ma anche un richiamo alle preghiere come il rosario e la benedizione. Dai primi decenni del 1800, l’apertura verso altri paesi e la progressiva estensione dei trasporti resero necessario l’abbandono dell’ora italica e l’adozione, per gli usi civili, di un sistema “all’uso europeo” (in Italia detto anche alla francese). Il giorno venne così diviso in 24 ore, con durata definita come l’intervallo di tempo che intercorre fra due passaggi successivi del sole al meridiano del luogo (giorno solare vero), e fissato per gli usi civili l’istante “zero” – termine ed inizio – alla mezzanotte: ore dette anche “moderne”.
L’importante caratteristica delle ore moderna è essere “trasportabili da un luogo all’altro col calcolo della sola correzione in longitudine.
Le ore moderne sono tracciate con linee nere in campo chiaro e numerazione romana in campo azzurro.
Le ore italiche all’Ave Maria sono tracciate con linee azzurre (come il manto della Madonna) in campo chiaro e numerazione araba in campo chiaro.
L’orizzonte diventa un’asta che si incrocia con l’albero maestro e con una seconda asta che sostiene un cappello da marinaio, in posizione oraria che ricorda un classico detto legato all’ora italica: il cappello sulle ventitre (alle ventitreesima ora il Sole sta tramontando e si trova basso sull’orizzonte; il cappello, per chi guarda in direzione del tramonto, viene portato basso sugli occhi per evitare la luce abbagliante).
Le linee del calendario stagionale – linee di data in colore rosso – sono evidenziate dai segni grafici dello zodiaco tropico: capricorno (inverno), ariete (primavera), cancro (estate), bilancia (autunno).
La linea di data – con nodo marinaro e di colore azzurro – è tracciata a ricordo dell’annuale festa liturgica del giorno 7 ottobre, solenne ricorrenza della Santa Patrona: la Madonna del Rosario.
L’utilizzo di uno stilo, gnomone, in assetto polare, genera una linea d’ombra che ruotando a raggiera nel comune senso antiorario, indica l’ora moderna (tempo vero locale) nell’istante in cui si sovrappone e coincide con le linee del rispettivo diagramma.
Con l’estremità dello stilo o un nodo gnomonico sull’asse si genera un punto d’ombra per la lettura di tutte le altre informazioni sia orarie (italica) che di calendario.
Nell’eventuale scelta di uno gnomone a ortostilo o a falso stilo, tutte le letture vengono espletate a punto d’ombra.
Nel progetto non vi è solo l’intenzione di intessere il tempo civile con il tempo sacro, ma di arricchire ed integrare l’opera con immagini iconografiche che richiamano simboli della fede cristiana, e i particolare rafforzare il sentimento che con la fede e la preghiera si po’ uscire dalle tenebre. La barca, mezzo di trasporto e lavoro tipico del luogo (e simbolo cristiano di speranza e di eternità) rivolta verso il mare fuoriesce dal buio e oltre a cordame porta un rosario che ci ricorda la Madonna, un rosario avvolto a prua della barca come una catena che unisce al Salvatore. Anche il gabbiano posto a decoro del picco che sostiene la vela è nell’iconografia antica un uccello legato alla luce, il proprietario della luce”